Dialogo con il già candidato Nobel per la pace Don Mussie Zerai, fondatore dell’associazione Habeshia. “Situazione frutto del fallimento dell’UE, non solo l’Eritrea in pericolo, il fenomeno nuovo è l’Etiopia paese di 90 milioni stanno esplodendo scontri. E sui respingimenti a Como: ho visto 14enni con parenti in Svizzera respinti”.
L’angelo dei profughi, viene chiamato così Padre Mussie Zerai, religioso eritreo, fondatore e presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, che nel 2015 ha sfiorato il Nobel per la pace. Nella sua attività umanitaria ha ricevuto migliaia di telefonate dai barconi alla deriva nel Mediterraneo. Ha salvato oltre 5 mila persone. Nato in Eritrea, ad Asmara, è espatriato fortunosamente in Italia nel 1992, appena diciassettenne, come rifugiato politico. Per vocazione è diventato attivista per i diritti umani. Ha studiato filosofia a Piacenza dal 2000 al 2003, Teologia nei cinque anni successivi e poi Morale sociale presso l’Università Pontifica Urbaniana fino al 2010, quando è stato ordinato sacerdote. Subito dopo, nella tarda estate dello stesso anno, è stato il primo a segnalare la tratta degli schiavi nel Sinai.
In questi giorni stiamo assistendo a un’emergenza umanitaria – quella migratoria – che sta assumendo proporzioni catastrofiche. A Como da giorni sono accampate 500 persone che tentano senza successo di raggiungere chi la Germania chi i paesi del Nord. In questo drammatico contesto giungono le cifre ufficiali della Confederazione. Nel solo mese di luglio dalla Svizzera sono stati respinti verso l’Italia oltre 4’000 migranti, 3’500 dal solo Ticino. E oggi la Confederazione risponde alle accusa di Amnesty International che ai nostri microfoni aveva denunciato mancati ricongiungimenti familiari per minorenni e pratiche di respingimento illegali. “Anche i minori devono richiedere asilo formalmente, se no avviene la riammissione semplificata in Italia”, spiega David Marquis, portavoce dell’Amministrazione federale sul Corriere del Ticino. “I minori tuttavia – specifica – richiedono una protezione speciale che il corpo della guardie di confine assicura”.
Per Padre Mussie Zerai, religioso eritreo, già candidato al Nobel per la Pace nel 2015, fondatore dell’associazione Habeshia, attiva anche in Ticino, la situazione è complessa. “Io – ci dice – sono a conoscenza di 14 minorenni che avevano parenti in Svizzera e che sono stati rispediti in Italia, altri migranti sono stati riammessi nella Penisola senza che potessero comunicare. Vengono fatti scendere dai treni e quando un bus è pieno vengono trasportati verso Como”.
Sono giunti ieri inoltre i dati dell’Asilo che ci dicono che diminuiscono rispetto al 2015 le richieste d’asilo nel nostro paese (quasi del 36%) a quota 2’477 in luglio. Calano soprattutto le richieste di cittadini eritrei rispetto all’anno passato. Il fenomeno nuovo è invece quello dei cittadini etiopi che attraversano deserti e Mediterraneo alla ricerca della salvezza. Proprio nel loro paese la situazione si sta acuendo ed è sempre più complessa, ci spiega Padre Zerai. “L’Etiopia è un paese di 90 milioni di abitanti, non è piccolo come l’Eritrea che ne ha solo 6 milioni, se la situazione non si risolve avremo milioni di persone in fuga”.