“Una candela per chi vorrà sarà messa questa sera sulle finestre di tutta Parigi. Fatelo anche voi, ditelo a tutti!”. Così si conclude la nostra chiamata con Nicolas Desse, parigino doc, che abita a soli 20 minuti di metrò dal teatro Bataclan. Lui non ci vuole credere: “Siamo a casa nostra, ma siamo in guerra. È come se fossimo in un paese straniero. Vediamo delle scene di orrore. Sono dei luoghi vicini e conosciamo degli amici che erano nel teatro al momento degli spari. Che fortunatamente non sono morti. Sono vivi e si sono rifugiati da dei loro conoscenti vicino alla sala”. Un sospiro di sollievo visto che all’inizio per un amico di è temuto il peggio. “Ora sembra che stia bene – ci spiega Nicolas – perché i contatti sono molto difficili. Non sappiamo ancora se è arrivato a casa oppure se è alla centrale della polizia. Sappiamo che interrogano tuttora un certo numero di persone”.
“13 novembre: nulla più come prima”
Ora nulla sarà più come prima per le vie di Parigi. “La vita cambierà, perché quello che è scioccante è il fatto che questi attentatori sono arrivati come se nulla fosse e hanno sparato a 50 cm di distanza hanno ammazzato queste persone che erano sulle terrazze nei ristoranti. Per dei luoghi che frequentiamo quotidianamente. Non pensavamo che potessero mai realizzarsi”.
Nemmeno dopo gli attentati di Charlie Hebdo si poteva credere una tale tragedia. “Ce lo aspettavamo senza attendercelo per davvero”. Asserisce il parigino. “Dopo Charlie, io e tutti noi eravamo molto toccati. Io sono andato alla marcia pochi giorni dopo. Da quel momento la sicurezza è molto aumentata. Per questo c’era uscito di testa che poteva ripresentarsi. Ma quello che è avvenuto ora dimostra che non era così. Che l’orrore non è finito. Dopo le morti di gennaio ora ne abbiamo 130. Non ci crediamo. Quando vediamo le immagini non crediamo che sono accanto a casa nostra”.
Noi ci salutiamo e Nicolas ci ricorda: “mettete la candela questa sera, ditelo a tutti”. Sapendo che Parigi non sarà più come prima.